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Gattofila, razionalmente disordinata, ossessivo-compulsiva part-time.

lunedì 8 febbraio 2016

Accadono cose a Namur #3 : l'innocente conversazione

La settimana scorsa si è svolto il test di inserimento per il corso di francese organizzato dall'università: ai presenti è stato chiesto di svolgere degli esercizi di ascolto, di scrittura e di grammatica per valutare il livello degli interessati e poterli piazzare nel corso ad hoc.
Giusto per darvi un po' di contesto (ah!, nessuna sorpresa, sono nell'élémentaire, com'è giusto che sia).

Mi presento davanti all'aula in cui si svolgerà il test con un certo anticipo, ché vabbè che alle distanze irrisorie ci si abitua presto, ma ho comunque 25 anni di vita da resettare e previsioni di ritardo da dimenticare.
Ad un certo punto si avvicina una ragazza, chiaramente lì per il mio stesso motivo: sei qui per il test/si anche tu/siamo in anticipo tocca aspettare un po'.
Dopo un minuto di silenzio mi chiede perché sono a Namur, cosa faccio, da dove vengo: "ah ma che bella Roma prima o poi vorrei andarci".

Ora. Io non sono mai stata un asso nelle conversazioni con sconosciuti o con persone appena conosciute; quella misteriosa capacità di tirar fuori argomenti leggeri ed esplorativi non mi appartiene in modo assoluto, ma dipende al 99% dalla persona che ho davanti: questo solitamente genera nelle persone che ho di fronte la convinzione che io sia una stronz persona introversa (spoiler: la maggior parte delle volte l'idea di stronzagg introversione non solo resta immutata con la maggior conoscenza ma si radica nel profondo. Ma quella è un'altra storia). Parlavo però qualche tempo fa con una persona che a quanto pare è più scarsa di me: suggerivo quindi che un inizio può essere chiedere alla persona che hai di fronte le stesse domande generiche che ti sono state appena poste.
Consiglio elargito con la stessa superiorità con cui una testuggine parlerebbe ad una lumaca del tema "velocità".
(A tal proposito, questo video ha chiaramente contribuito alla mia formazione personale, anni fa:


"Si vede", potrebbe rispondere qualcuno.)

Decido quindi di applicare il mio strategicissimo consiglio, con un twist. L'avevo sentita rispondere al telefono e parlare in francese, un francese che sicuramente ancora non mi appartiene in quanto a fluidità e vocabolario (sulla comprensione sto facendo passi da gigante, ma sul resto...). La domanda che quindi mi è venuta in mente è stata "ma tu parli già francese, come mai sei qui per il corso?"
"Si, lo parlo abbastanza, ma voglio migliorare. Poi, sai, sto tutto il giorno a casa senza fare nulla, purtroppo, almeno impegno il mio tempo."
Sottolineato, trovate il primo indizio che mi è sfuggito. Sempre più cose mi suggeriscono che potrei avere una personalità multipla: a volte ho uno spirito d'osservazione alla Sherlock Holmes, altre potrei ricevere una proboscidata da un enorme elefante blu a tre teste e non accorgermene.
Non contenta, le chiedo da dove viene. "Dalla Siria".
Anche solo per questo mi sarebbero dovuti scattare decine di campanelli d'allarme in testa. Ma che dico decine, centinaia! L'informazione sul fatto che chiaramente non era soddisfatta del suo essere qui mi avrebbe dovuto far fare due più due in un istante.
E invece la mia domanda successiva è stata: "Ah, e cosa ci fai qui?"

"Beh, sai, c'è la guerra."

BEH.
SAI.
C'È LA GUERRA.

Sarei voluta diventare parte del pavimento.
La prima cosa a cui ho pensato è stata la fuga fisica. Siamo alla fine di un corridoio, sono appoggiata ad una finestra, al secondo piano: troppo basso per essere sicura che la caduta mi tramortisca e mi tiri fuori dalla situazione, troppo alto per essere sicura di non rimanere a terra dolorante e impossibilitata alla fuga.
Ho poi pensato alla fuga figurata. Mi guardo intorno e nel corridoio non c'è anima viva: se qualcuno c'era, probabilmente si è chiuso nella prima stanza libera che ha trovato per l'imbarazzo della situazione.
Ok, non posso uscirne. Nel tono meno imbarazzato possibile sussurro un "mi dispiace se la domanda non è stata delicata", la ringrazio mentalmente per il suo "non c'è problema, figurati" e mi ammutolisco.

Ho scoperto oggi che lei è nel corso avancé: possibilità di rivedere lei e con lei tutto questo episodio, non pervenuta.

Postilla
Il post conteneva, nella sua prima bozza, alcune righe di riflessioni filosofiche sulle difficoltà della vita. Ve e me le risparmio, più che altro perché non dicevano niente di particolarmente originale.
Il succo della questione era: il benaltrismo spesso è fine a se stesso, ma a volte aiuta a ridimensionare i proprio piccoli ostacoli.

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