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martedì 16 maggio 2017

I Belgi fanno cose: guidare.

[ Disclaimer: "I Belgi fanno cose" è una sorta di rubrica a cui sto pensando da un po' di tempo, ed infine mi sono decisa a cominciare. Tutti i post relativi, compreso il seguente, sono ad alto tasso di generalizzazione. Si tratta di un processo deduttivo a partire dal campione poco statistico che riesco ad osservare: quindi non solo "i Namurensi" sarebbe già poco esatto, ma "i Belgi" è davvero un'enorme generalizzare. Sappiatelo. Io lo so, ma me ne sono già ampiamente fatta una ragione e lo scriverò comunque. ]

I Belgi hanno un rapporto estremamente particolare con le automobili, sia da un punto di vista meccanico-pratico che concettuale: in quanto guidatrice italiana, nonché esponente di uno stile di guida "sportivo" e "nervoso", non riesco a concepire nessuna delle due cose, che sono ancora tuttora fonte di incredulità.
Una diapositiva di una mia tranquilla giornata al volante.
A quanto pare, i Belgi non hanno la minima percezione della macchina che guidano, e questo lo si intuisce da tre indizi chiave:
  1. l'evidente difficoltà in cui si trovano nel momento in cui sulla strada si affaccia il temibile nemico: l'ostacolo inaspettato. Sia esso un camioncino abbarbicato sul marciapiede alla meno peggio su una strada ad una corsia o un cantiere stradale su un ampia strada principale, non importa: il Belga, non vedendo più chiara davanti a sé la via, mediamente entra nel panico. Dapprima si ferma, aspettando. Aspettando cosa, non è ben chiaro, forse esiste una task force specializzata di cui io non sono a conoscenza, che in casi simili sbuca dal cespuglio e rimuove l'impedimento, non so. Due le cose: o il servizio fa schifo (mai visti all'opera) o il Belga sta aspettando inutilmente. Io ho visto succedere solo la seconda, per cui l'autista si arrende dopo un po' all'idea di dover attivamente fare qualcosa e intuisce che può utilizzare il volante per cercare di oltrepassare l'ostacolo.
    Lì capisci come tutti siano convinti di essere alla guida del Titanic. Manovre fatte a 2 km/h avendo un margine di un metro per parte, controllando venti volte tutti gli specchietti a disposizione (compreso quello da borsa, se applicabile) e con qualche pausa nel mezzo per riprendersi dallo sforzo mentale. Non hanno la minima idea, in genere, di dove finisca la propria macchina e di quali spostamenti possano permettersi di fare.
    Il fatto che dalla coda di macchine che nel frattempo si sono accumulate non risuoni neanche un clacson è dovuto all'essere coscienti che la difficoltà sarà condivisa e dal forsennato rispetto delle regole (vedi più in basso).
  2. l'assoluta creatività nel parcheggiare. Ho visto cose che voi umani... I peggiori parcheggi di cui abbia memoria, messi in scena indistintamente da uomini, donne, giovani e anziani. Rarissime le eccezioni, ma d'altronde se non sai dove finisce l'aria e comincia la tua auto, è un po' come cucinare senza avere il senso del gusto, come giocare ad un gioco senza conoscerne le regole, come trasferirsi in Vallonia senza sapere il francese: cerchi di destreggiarti grazie al caso.
  3. le incredibili sinfonie dei motori. Se c'è una cosa che mi fa soffrire terribilmente, fisicamente e non, è sentire il rumore di un motore con i giri troppo alti: non capisco mai cosa ci sia di così tanto difficile nel cambiare marcia, è davvero fuori da qualunque mio schema di ragionamento. Oltre al fatto che la sgradevole sensazione è quasi la stessa di quella delle unghie sulla lavagna. Ma loro sembrano non accorgersene o sono immuni. O non sanno come mettere fine a tale agonia, ma mi rifiuto di crederlo.
A questi problemi di percezione, che evidentemente costituiscono da sé una grossa limitazione per una corretta mobilità a bordo di un'automobile, si aggiunge anche una religiosissima, al limite del culto, osservanza del codice stradale.
"Ci stai forse dicendo che dovremmo essere tutti dei pirati della strada?"
Per quanto io tenda ad avere problemi con i limiti di velocità no, non sto propagandando di fare quel che si vuole, ma di aggiungere alla conoscenza e al rispetto delle norme anche un briciolo di buon senso. Ma proseguiamo con un paio di esempi.

Immissione in una rotonda. In Belgio le rotonde sono tutte "alla francese", per cui ha la precedenza chi sta già percorrendo la rotonda: se questo vi suona ovvio, sappiate che l'ultima volta che ho controllato (comunque, non troppo tempo fa) il codice stradale italiano era piuttosto vago a riguardo, e in teoria, in mancanza di cartello esplicito, le strade che si immettono, provenendo da destra, avevano diritto di precedenza. Avrei potuto controllare fosse ancora così ma sono pigra.
Quindi, dicevamo, l'immissione.
A priori quindi la precedenza l'hanno coloro che sono già all'interno della rotonda: per me questo significa che se penso di riuscire ad immettermi senza costringere altri a eseguire manovre o anche solo rallentare, lo faccio. Certo, questo significa conoscere la propria macchina e saper valutare (più o meno inconsapevolmente) le velocità relative.
Loro no. Loro la precedenza la danno, a prescindere. Potrebbe esserci un bradipo dalla parte opposta della rotonda, appena immesso, e loro aspetterebbero quella manciata di ore per capire quali sono le sue intenzioni. E poi, forse, deciderebbero il da farsi. Sempre che non appaia un semovente camaleonte da qualche entrata precedente, ovviamente.

I pedoni. Ora, qui il buon senso ha ancora più importanza. Sono forse io quella che quando è alla guida si ferma ad ogni striscia pedonale appena si affaccia un timido pedone? No. Si. Dipende.
Se dallo specchietto retrovisore vedo che dietro a me non c'è nessuno, il pedone può aspettare quei cinque secondi in più che a lui non cambieranno la vita, mentre per me significherebbero dover frenare, aspettare, ripartire. E lo dico anche da pedona, eh!, mi sembra veramente inutile quando qualcuno si ferma per farmi attraversare la strada e dietro di lui c'è la landa desolata. Se invece dietro di me ci sono delle macchine e non appare ovvio quando apparirà uno spazio per il povero pedone, allora mi fermo e mi assicuro che riesca ad attraversare senza dover aspettare delle ere geologiche. Buon senso.
Qui il pedone è sacro. Stupidamente sacro. Ho fatto fermare delle macchine semplicemente chiaccherando con un amico, da fermi, a qualche metro dalle strisce: sia mai che ci prendesse lo sghiribizzo di attraversare all'improvviso, eh! Conosco persone che hanno attraversato la strada anche se non dovevano, per il senso di colpa di aver fatto fermare involontariamente delle macchine. È talmente insito in loro il dovere di fermarsi, che non contemplano minimamente altre possibilità. Una volta (ma è solo uno di tanti esempi) ero sul bordo del marciapiede, una macchina stava arrivando a velocità abbastanza sostenuta; se avesse cominciato a rallentare quando mi ha vista (e so che mi ha vista con abbondanti metri di anticipo) avrei tranquillamente avuto tutto il tempo di attraversare e arrivare dall'altra parte senza dover aspettare e senza bisogno che si fermasse: ma lui no, lui si sarebbe per forza dovuto fermare. Tuoni fulmini e saette se non si fosse fermato! Allora ha addirittura accelerato per arrivare prima al momento dell'arresto. Lui ha inchiodato, io ho dovuto aspettare, ci abbiamo perso tutti. Ma d'altronde non avrebbe potuto non farlo, no? Il dio del codice stradale avrebbe scatenato la sua possente ira su di lui. L'autocombustione della patente, l'undicesima piaga.
Sono arrivata al punto che quando mi accorgo di stare per arrivare sul ciglio della strada in una situazione "a rischio", tipo una macchina che sopraggiunge in solitaria e che si fermerebbe inutilmente, rallento, in modo da essere sulle strisce dopo il passaggio della macchina stessa.

Quando mi chiedono perché non ho la macchina e nessuna intenzione di averne una qui in Belgio rispondo sempre che è perché non mi serve. Ciò è ovviamente vero, ma sotto sotto penso spesso che non sono programmata per guidare così: finirei probabilmente sulla stampa locale come "la solita italiana" attaccata al clacson.

Ps: Clacson che ovviamente non si suona se non in caso di pericolo imminente, così come recita, ovviamente, il Sacro Codice (stradale).

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